venerdì 24 aprile 2015

Domande aperte di Economia dei Gruppi Aziendali - Lezione VI - Slide 114-134

143 commenti:

  1. Risposte
    1. Secondo il modello input-produzione-output un'azienda crea valore quando il valore dell'output è maggiore del valore dei fattori produttivi impiegati nella produzione.

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    2. Un'azienda crea valore per gli azionisti quando operando in più business riesce ad ottenere una performance superiore dalle unità in quanto operano nella medesima organizzazione rispetto alla performance che si avrebbe se le varie unità operassero in organizzazioni separate e quindi non controllate dallo stesso gruppo. Di fatto se così non fosse, per gli azionisti non si creerebbe valore e potrebbero benissimo perseguire una semplice diversificazione di portafoglio per avere gli stessi effetti.

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    5. La tematica potrebbe essere approfondita andando ad analizzare il tipo di attività che l'azienda svolge nel mercato. Per le aziende di produzione per il mercato si parla di "valore monetario" (valore di scambio) che si forma nello scambio a base monetaria su mercati contendibili. Come detto da Clara Camele è dato dalla differenza tra il valore dell'output produttivo e il valore degli input produttivi.
      Tuttavia in assenza di competitività dei mercati in cui l'azienda opera e in presenza di aziende di produzione per l'erogazione (es. aziende pubbliche, PA, associazioni, fondazioni), il prezzo di vendita o acquisto, perde di significatività e/o non è facilmente determinabile. In questo caso quindi il valore prodotto viene misurato attraverso il beneficio percepito dagli utilizzatori di beni e servizi e parliamo di "valore secondo utilità" (valore d'uso).

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    6. Bene! Ma non dimenticate mai la sostenibilità del valore creato. Un'impresa criminale potrebbe presentare migliori condizioni di redditività di un'impresa responsabile...si può essere in equilibrio economico a valere nel tempo, e al tempo stesso distruggere valore per molti stakeholder

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    7. Un’azienda crea valore quando il rendimento del capitale investito è superiore al costo opportunità. Il valore creato dall’impresa dovrebbe essere misurato confrontando il rendimento complessivo dell’azionista, ottenuto considerando sia i capital gain e/o dividendi, con il rendimento atteso sul titolo per lo stesso periodo. Tuttavia, si presume che la società sia quotata.

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    8. Cosa si intende quindi per Creazione di Valore Sostenibile?

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    9. Per creazione di valore sostenibile credo debba intendersi la capacità di un'impresa di soddisfare le attese di tutti i diversi portatori d'interesse.

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    10. Un'azienda crea valore quando il valore dei fattori impiegati nella produzione è inferiore al valore dell'output ottenuto.Ciò non basta, infatti l'impresa deve puntare alla creazione di valore sostenibile, non pensare quindi solo al profitto ma anche ad altre responsabilità nei confronti di tutti i portatori di interesse, che non sono solo gli azionisti, i dipendenti, i fornitori e i clienti, ma anche l'ambiente, in quanto è dall'ambiente che l'azienda prende le risorse naturali. Oltre che alla sopravvivenza, l'impresa deve mirare alla crescita, così che riesce a soddisfare più bisogni.

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    11. Per creare valore l'impresa deve agire nel rispetto dei principi di efficienza ed efficacia. All'interno dei gruppi possono esistere imprese che,pur operando in modo efficace ed efficiente,non riescono a raggiungere la condizione di equilibrio economico in quanto il valore da esse generato è funzionale al gruppo . A lezione abbiamo fatto l'esempio di Ducati Corse,società del gruppo Ducati,che offre un servizio funzionale al gruppo e ,poichè non vende quanto realizzato sul mercato,non produce utili pur creando valore.

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  2. Come mai il problema di visione sistemica non si pone nel caso in cui si parla di una piccola azienda? Perché la sistematicità diventa rilevante solo in presenza di dimensioni maggiori?

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    1. In una piccola azienda il sistema è tutto nella mente dell'imprenditore, egli organizza tutte le funzioni aziendali. Il problema di visione sistemica è rilevante quando aumentano le dimensioni aziendali, in quanto se ad esempio analizziamo un gruppo multinazionale diversificato come Virgin, l'effetto sistema non è semplice da analizzare, ed il rischio più grande è proprio nel problema dell'agenzia: infatti non è detto che i soggetti che operano nelle società controllate facciano l'interesse del gruppo.
      È possibile che i soggetti che operano nelle singole società facciano soltanto i propri interessi, e chi si trova nel management della holding deve assolvere a questa funzione importantissima di collegamento tra le unità del gruppo.

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    2. Manuela hai parlato di diversificazione dell'attività,in quanto questa porta alla ripartizione del rischio, ma come mai al giorno d'oggi si preferisce parlare di fondi comuni di investimento per raggiungere il medesimo obiettivo?

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    3. Inizialmente si pensava che diversificare l'attività fosse il modo migliore per ripartire il rischio, in seguito invece ci si è resi conto (partendo dall'esperienza degli Stati Uniti) che operare in troppi settori portasse alla diversificazione del rischio, ma anche ad una complessità gestionale rilevante. Quindi si è arrivati a dedurre che anziché muoversi in questo senso per diversificare il rischio, convenga investire in fondi comuni di investimento: ovvero dei fondi che operano in tale modo per investire, infatti acquistano e ripartiscono il loro investimento tra più aziende,così da diversificare il rischio complessivo.

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  4. Qual è la differenza tra il concetto di economicità e di equilibrio economico?

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    1. L'economicità è uno dei tre caratteri fondamentali per l'aziendalità, e fa riferimento alla capacità di un'organizzazione produttiva di raggiungere l'efficacia strategica e l'efficienza operativa. La prima consiste nel fissare obiettivi vincenti e raggiungibili ( es. realizzare dei prodotti che piacciano sul mercato) , la seconda nel riuscire a raggiungere quegli obiettivi minimizzando l'utilizzo di risorse. Non è detto però che un'organizzazione che presenta economicità riesca allo stesso tempo a raggiungere anche l'equilibrio economico, ragion per cui questi sono due concetti da non confondere. Ciò avviene in particolar modo in quelle unità che hanno vitalità economica riflessa. Nonostante questo però, queste unità sono ugualmente da considerare aziende e sono ugualmente importanti per il gruppo perchè nel medio-lungo termine il valore da loro generato sarà riscontrabile nel bilancio di altre società del gruppo che si avvalgono del lavoro svolto da queste. Un esempio chiaro è quello di Ducati corse, che non porterà ricavi al gruppo Ducati in quanto non svolge la funzione di vendita, ma raggiungendo buoni risultati nelle competizioni motociclistiche permetterà alle società commerciali del suo gruppo di incrementare le vendite. Inoltre la stessa Ducati corse raggiunge risultati importanti dal punto di vista della R&S creando valore per l'intero gruppo.

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  5. Quando un'unità produttiva di gruppo è un sistema compiuto?

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    1. Un'unità produttiva di gruppo è un sistema compiuto se:
      -il soggetto economico controllante le assegna un fine specifico che non si correla a quello di altre unità
      - è oggettivamente durevole
      Inoltre il sistema compiuto è un'azienda se i suoi organi di gestione presentano un grado di autonomia decisionale almeno a livello competitivo.

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    2. Se le attività di business non sono correlate tra loro, presentano quindi una catena del valore totalmente diversa, possono esservi delle sinergie?

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    3. Credo di si, sinergie finanziarie se ci riferiamo ai gruppi con una pluralità di soggetti giuridici, le quali derivano dalla possibilità di usufruire di una tesoreria centralizzata, basata su rapporti di conto corrente tra le singole società, che trovano le loro sintesi nella società holding o in un'altra società, avente in molti casi sede in paesi a bassa fiscalità, attraverso la gestione di cash pools di gruppo

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    4. Se i business presentano catene del valore completamente diverse non sarà possibile creare sinergie tra i business e sfruttare tutti quei vantaggi legati alle corrispondenze strategiche che invece si manifestano quando i business sono correlati.

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  6. Osservando la slide 129, quali finalità/fini possiamo trovare all'interno del Gruppo Geox ?

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    1. All'interno del Gruppo Geox possiamo individuare più oggetti e più fini specifici con riferimento0 alle singole unità controllate e un oggetto e un fine che riguardano il gruppo nel suo complesso.
      geox è un'impresa gruppo che ha come fine la realizzazione del profitto.Le unità che si occupano delle funzioni acquisti e produzione hanno come fine specifico la realizzazione di un prodotto che permette alle unità produttive che si occupano della commercializzazione di essere competitive. Le unità che si occupano della commercializzazione hanno come fine specifico la amssimizzazione dei ricavi (sono centri di ricavi) operando in funzione dell'economicità del gruppo.

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    2. Ottimo. Sulle società commerciali spesso si cade in errore dicendo che esse operano per il mercato.

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  7. Se la holding esercita su una controllata A attività di direzione e coordinamento possiamo dire che A è un'azienda oppure no?

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    1. Prima di tutto bisogna andare a verificare se la controllata A rispetta le tre condizioni di aziendalità:
      1) Visione sistematica (unità produttive viste come sistema)
      2) Autonomia decisionale (consiste nel fatto di essere autonomo nel prendere decisioni prevalentemente di tipo strategico)
      3) Economicità (Bisogna essere efficaci dal punto di vista strategico ed efficienti dal punto di vista operativo)
      In particolare va analizzata l’autonomia decisionale, pur essendo sotto la direzione e il coordinamento della holding la controllata può essere definita azienda se ad esempio gode di autonomia decisionale di tipo competitivo ovvero se i suoi organi di governo possono fissare le strategie competitive da seguire anche se gli obiettivi vengono fissati dalla Holding.

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    2. Perfetto! La dichiarazione di essere soggetti ad attività di D&C non sempre esclude il carattere aziendale dell'autonomia decisionale. Bisogna verificare a che livello tale attività viene esercitata.

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  8. Il Prof Cavalieri affermava che avere autonomia decisionale, significa autonomia su tutti i livelli, anche in quelli di determinazione delle proprie finalità. Se non si ha questo tipo di autonomia il carattere dell'autonomia decisionale viene meno, e quindi non si può essere qualificati come azienda. Perché il discorso che facciamo noi è diverso? Per quali motivi ci distogliamo da questa affermazione?

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    1. Il discorso che considereremo è diverso perché l'autonomia decisionale di cui necessitiamo affinché l'organizzazione produttiva possa essere qualificata azienda, è di tipo competitivo. Ovvero gli organi di governo, il management per l'esattezza, deve essere autonomo nella fissazione delle strategie competitive. Nel nostro caso si può avere la holding che fissa le finalità e ci indirizza il settore in cui competere, mentre questo aspetto nella definizione di Cavalieri già fa perdere il carattere di autonomia decisionale.

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    2. A tal proposito si può prendere in considerazione l'esempio degli enti pubblici che pur avendo autonomia decisionale dal punto di vista competitivo, assumono la determinazione del fine dall'alto, cioè dallo stato. Nonostante questo vengono considerati aziende, più precisamente aziende pubbliche. Bene, se questo vale per gli enti pubblici allora deve valere per qualunque altra organizzazione produttiva che, laddove presenti una autonomia decisionale dal punto di vista strategico, può essere considerata azienda.

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    3. Grazie per aver richiamato il MIO GRANDE MAESTRO. Risposte corrette!

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  9. Affrontando la tematica della corporate governance, qual è la differenza tra la shareholder theory e la stakeholder theory?

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    1. Riguardo il tema corporate governance, soprattutto in passato, si era soliti adottare come best practice la “Shareholder Theory” che si basava su un impegno da parte del management aziendale teso alla massimizzazione del valore per gli azionisti.
      Negli ultimi decenni del secolo scorso, a seguito di numerosi scandali finanziari (perdita di fiducia della collettività) si sono sviluppate la “Stakeholder Theory” e la CSR. Gli amministratori e i manager non devono soddisfare unicamente l’interesse degli azionisti, ma maturare un senso di responsabilità sociale verso i prestatori di lavoro, i fornitori, i consumatori e la collettività in generale (general environment).
      La “stakeholder view” non va comunque considerata in contrasto con la “shareholder view”, bensì ne rappresenta la naturale evoluzione: l’innovazione è la consapevolezza che la durevole capacità di creare valore economico è perseguibile esclusivamente se l’azienda opera nel pieno rispetto delle attese di tutti i portatori di interesse.

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  10. Quali sono le condizioni che un’impresa deve rispettare per poter operare in economicità?

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    1. Affinchè un'azienda operi in economicità è necessario che sia efficace dal punto di vista strategico ed efficiente dal punto di vista operativo. Efficace dal punto di vista strategico significa che l'azienda è in grado di determinare degli obiettivi vincenti ed è in grado di raggiungerli, ovvero è in grado di individuare dei bisogni da soddisfare e riesce anche a soddisfarli. Efficiente dal punto di vista operativo invece significa che deve riuscire a soddisfare quei bisogni minimizzando lo spreco di risorse.

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    2. Jessica Geraldo Schwengber28 aprile 2015 alle ore 18:40

      E' da aggiungere, con particolare riferimento all'efficienza operativa, che non possiamo fermarsi solo sull'aspetto economico in quanto, forse, quella apparente efficienza può derivare da corruzioni, tangenti, ecc. L'azienda, tuttavia, non dovrebbe pensare solo ai profitti ma anche alle responsabilità che essa ha nei confronti degli stakeholders. E' importante quindi la creazione di valore sostenibile.
      Si può aggiungere, inoltre, che per alcune società di certi gruppi l'economicità non si colloca sullo stesso piano dell'equilibrio economico, cioè vi possono essere alcune imprese di alcuni gruppi che pur operando con economicità non raggiungono il suddetto equilibrio in quanto il valore creato dalle stesse non è visibile nel loro bilancio ma in quelli delle altre società che traggono vantaggi dalle attività svolte da queste. E' il caso, come ricordato nelle lezioni, del gruppo Ducato.

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  11. Che cos’è l’autonomia decisionale?

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    1. L’autonomia decisionale è uno dei caratteri dell’aziendalità e consiste nel prendere autonomamente almeno le decisioni di tipo competitivo, cioè il management deve poter fissare liberamente le strategie competitive da adottare.

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    2. L’autonomia decisionale sta nel fatto di essere autonomo nel prendere decisioni prevalentemente di tipo strategico. Il professor Cavalieri sostiene che l’autonomia decisionale è autonomia su tutti i livelli anche di determinazione delle proprie finalità. questa era l’autonomia decisionale che veniva richiesta per qualificare azienda un’organizzazione produttiva. Se non sei autonomo nella fissazione delle finalità,perché le fissa un altro soggetto, il carattere decisionale viene meno e quindi non puoi essere qualificato come azienda. Il concetto che utilizzeremo noi è un po diverso, noi diremo che l’autonomia decisionale che vogliamo affinché un’org.ne produttiva possa essere qualificata azienda è un’autonomia decisionale di tipo competitivo, ossia i suoi organi di governo, il suo management deve essere autonomo nella fissazione delle strategie competitive, nel senso che a differenza dell’impostazione del professor Cavalieri, potremo avere anche la holding che fissa la finalità dicendo che quell’unità produttiva deve competere in quel settore, ma poi sta al management di quell’unità produttiva fissare le strategie competitive, e quindi come competere sul mercato.

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    3. L'autonomia decisionale quindi, deve riguardare, innanzitutto, il raggiungimento del fine specifico assegnato dal soggetto economico di gruppo , o dai suoi organi delegati.

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  12. Nel conto economico che cosa mi dicono i ricavi in relazione all'azienda?

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    1. Nel conto economico i ricavi mi dicono quanto l'azienda è efficace dal punto di vista economico.. Questo concetto si unisce ad uno dei tre caratteri dell economicità in particolare alla condizione di efficacia strategica intesa come capacità dell'azienda di determinare obiettivi vincenti ed essere in grado di raggiungerli. Ad esempio Fiat è efficace nel momento in cui fa un modello di automobile che sul mercato funziona perché riesce a soddisfare le attese dei consumatori.
      Se le attività di una azienda sono sempre le stesse ma i ricavi diminuiscono vuol dire che sta perdendo di efficacia.

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    2. Abbiamo anche detto che però all'interno del Gruppo il concetto di economicità deve essere rivisto,perchè esistono società che pur operando secondo efficienza ed efficacia non realizzano ricavi in quanto servono le altre società del gruppo e non vendono sul mercato.

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    3. Abbiamo anche detto che però all'interno del Gruppo il concetto di economicità deve essere rivisto,perchè esistono società che pur operando secondo efficienza ed efficacia non realizzano ricavi in quanto servono le altre società del gruppo e non vendono sul mercato.

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  13. Come vengono classificate le unità produttive di gruppo?

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    1. Le unità produttive del gruppo possono essere classificate in base :
      - Al tipo di beni e/o servizi prodotti ( Cosa producono)
      - All’oggetto specifico : Tipo di attività svolta per il gruppo , per chi producono le unità ?
      Possiamo avere:
      • Unità di produzione per il mercato
      • Unità di produzione per il gruppo
      • Unità di produzione miste)

      - Al fine specifico : Motivazioni che portano il soggetto economico alla costituzione e all’esercizio di tali unità- Perché producono ? Qui possiamo avere:
      • Unità di produzione che operano per il perseguimento del profitto
      • Unità che operano in funzione dell’economicità del gruppo
      • Unità di produzione che operano per il perseguimento del profitto nonché in funzione dell’economicità del gruppo

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  14. Se un’unità produttiva opera in condizioni di economicità è oggettivamente durevole?

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    1. Non è detto perchè un'azienda pur operando in economicità potrebbe essere in perdita e quindi non essere capace di raggiungere le condizioni di equilibrio economico. E' il caso di Ducati Corse, operante all'interno del gruppo Ducati, la quale può essere efficace dal punto di vista strategico in quanto, ad esempio, riesce a portare effettivamente la moto alla vittoria, ed efficiente dal punto di vista operativo perchè lo fa con il minor spreco di risorse possibile.Ma non avendo una funzione commerciale, bensì svolge una funzione per il gruppo (che può essere quella di ricerca e sviluppo, perchè le soluzioni che vengono trovate lì vengono poi utilizzate da altre società del gruppo),continua comunque ad esistere perchè consente al GRUPPO di operare con economicità.

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  15. Perché è importante legare i tre caratteri di aziendalità con la creazione di valore sostenibile?

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    1. Perché un'azienda che presenta i caratteri di sistematicità, autonomia decisionale ed economicità deve creare valore sostenibile, ovvero non deve pensare unicamente al suo profitto (magari realizzato anche in modo illecito), ma deve considerare anche le sue responsabilità nei confronti di tutti i portatori di interesse, come ad esempio dipendenti, clienti, fornitori ed ambiente.

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    2. Molto bene. Si può creare valore per alcuni stakeholder ma distruggere valore per altri. La distruzione di valore si ha anche quando l'azienda crea valore per quelli che chiamerei stakeholder criminali (es. mafie)

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    3. Perchè i tre caratteri da soli non bastano, ma è necessario verificare se e per chi l'azienda crea valore. Può esservi un'azienda autonoma, che opera in condizioni di sistematicità ed economicità ma crea valore esclusivamente per gli azionisti, mi viene in mente il caso Enron, impresa che infatti poi è fallita. Nel suo operato l'impresa deve anche tener conto di tutti gli altri portatori di interesse che non le danno un contributo sottoforma di capitale ma di altro, che può essere, ad esempio, le risorse naturali dall'ambiente.

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    4. Perchè i tre caratteri da soli non bastano, ma è necessario verificare se e per chi l'azienda crea valore. Può esservi un'azienda autonoma, che opera in condizioni di sistematicità ed economicità ma crea valore esclusivamente per gli azionisti, mi viene in mente il caso Enron, impresa che infatti poi è fallita. Nel suo operato l'impresa deve anche tener conto di tutti gli altri portatori di interesse che non le danno un contributo sottoforma di capitale ma di altro, che può essere, ad esempio, le risorse naturali dall'ambiente.

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  16. Posso vedere se l'azienda è efficace dal punto di vista strategico guardando il conto economico?

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    1. Guardando solo il conto economico non possiamo vedere se l’azienda è efficace o meno dal punto di vista strategico, in alcuni casi all’ interno di un gruppo ci sono aziende che sono costantemente in perdita pur operando in condizioni di economicità ovvero pur essendo efficaci dal punto di vista strategico ed efficienti dal punto di vista operativo per questo non è giusto dire che un azienda non è efficace dal punto di vista strategico guardando solo il conto economico.

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    2. No, dal conto economico potremmo osservare l'equilibrio economico dell'impresa, mentre per l'efficacia strategia andrebbe più effettuato un controllo budgettario per confrontare se le attese previste ad inizio anno e quindi gli obiettivi prefissati siano stati raggiunti almeno dal punto di vista operativo, mentre un analisi più attenta andrebbe fatta per le rispondenze agli obiettivi strategici.

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    3. Non tutti i risultati di un'azienda sono riconducibili al conto economiche; alcuni obbiettivi vanno al di la del semplice profitto, e non è raro che alcune unità producano valore per altre aziende appartenenti allo stesso gruppo.

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  17. Se ho un gruppo con una forte integrazione posso dire che le società controllate dalla holding sono autonome dal punto di vista decisionale?

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    1. In un gruppo con forte integrazione, ad esempio dove ho una società che acquista, una che produce e un'altra che vende, non posso dire che queste sono autonome dal punto di vista decisionale perché la holding eserciterà la sua attività di direzione e coordinamento per dirigere il gruppo come un unico complesso economico.

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  20. Il fine generale del gruppo può incidere sul fine specifico di ciascuna singola unità produttiva? Vi sono dei vincoli particolari da rispettare per la business unit?

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    1. Sicuramente il fine generale di gruppo (inteso come creazione di valore sostenibile) può influenzare le finalità specifiche delle singole unità produttive, sia direttamente che indirettamente. Ciò che intendo è che anche se un'unità produttiva non crea valore durevolmente in modo diretto ciò non vuol dire che stia operando contro il fine generale. Ad esempio Ducati corse, che non crea valore durevole direttamente, ha un fine specifico che è (apparentemente) totalmente diverso da quello generale, eppure indirettamente contribuisce in modo sostanziale alla creazione di valore da parte delle unità commerciali che quindi, proprio grazie a quest'ultima, riescono a creare valore e a soddisfare il loro fine specifico (che coincide in larga misura anche con quello generale). Alla tua prima domanda quindi risponderei affermativamente, ma con le dovute precisazioni dovute dalla necessità di dover considerare se il fine di quella specifica unità produttiva è direttamente volto a raggiungere il fine più generale di gruppo o se invece il suo è un fine strumentale, che quindi fornisce il suo contributo indirettamente.
      In merito alla seconda domanda ritengo che i maggiori vincoli che le singole BU debbano rispettare vadano inquadrati in quelle che sono le complicazioni analizzate anche nella teoria dell'agenzia. Ossia, ritengo che le singole unità produttive non dovrebbero far leva sull'autonomia decisionale concessagli nella determinazione delle strategie competitive per raggiungere una finalità del tutto contrastante e non funzionale alla finalità generale del gruppo.

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  21. Cosa si intende per fine generale del gruppo e fine specifico?

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    1. Il “fine generale” del gruppo si identifica con il fine del soggetto economico, riassumibile nella creazione di valore da parte dell'aggregato, da intendersi come incremento del suo valore economico. È definito anche "interesse di gruppo". Il “fine specifico” invece nasce dall’autonomia decisionale del soggetto economico e riguarda i fini che le singole unità produttive devono perseguire (es. Bene e/o servizio da produrre, oggetto specifico).

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  22. Se le attività di business non sono correlate tra loro, presentano quindi una catena del valore totalmente diversa, possono esservi delle sinergie?

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    1. Credo di si perchè le sinergie si realizzano quando, ad esempio, il ROI che si ottiene dalla gestione unitaria è maggiore di quello che si avrebbe attraverso una gestione separata. E poichè le sinergie possono essere di diversi tipi, seppure non sia possibile attivare delle sinergie operative, visti i business non correlati, è possibile invece attivarne altre, ad esempio quelle finanziarie.

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    3. Non è raro osservare partnership tra aziende che presentano dei core-business totalmente differenti; quindi secondo me esiste questa possibilità

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    4. Assolutamente si. Un esempio, lo si vedrà nelle prossime slide nel caso "De Agostini". Infatti essa, acquisendo Toro Assicurazioni (apparentemente con attività non correlata) ha pensato sempre in ottica sistemica, come un sistema sinergico capace di incrementare il valore del gruppo. Nello specifico avremo che Toro Assicurazioni generava importanti flussi di cassa che venivano accentrati dalla tesoreria del gruppo e ridistribuiti alle unità richiedenti (tra cui Lottomatica, che abbisognava di finanziamenti in quanto in costante crescita).

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  23. Tutte le organizzazioni produttive presenti nell’ambiente economico possono essere definite aziende?

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    1. Nell'ambiente economico ci sono diverse organizzazioni produttive che non possono essere qualificate come aziende in quanto non presentano i caratteri di aziendalità: visione sistemica, autonomia decisionale ed economicità.

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    2. Nell'ambiente economico ci sono diverse organizzazioni produttive e non tutte possono essere definite aziende.Per essere qualificate aziende devono avere i caratteri di aziendalità.

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    3. Ad esempio se mettiamo su un'organizzazione produttiva per sviluppare un certo business ma dopo averlo sviluppato la chiudiamo, non possiamo dire che quella è un'azienda perchè manca il carattere della sistematicità delle operazioni nel tempo.

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    5. Allo stesso modo, un'organizzazione produttiva totalmente dipendente da un'altra organizzazione, non può essere vista come singola azienda (ma probabilmente come parte di un gruppo).

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    6. Inoltre si deve sottolineare che il sistema compiuto è un’azienda se i suoi organi presentano un grado di autonomia decisionale almeno a livello competitivo cioè il livello minimo di autonomia decisionale richiesto all’unità produttiva per essere considerata azienda è un livello che si basa sulle strategie competitive ossia i manager devono essere responsabilizzati almeno sulle strategie competitive.

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  24. Lo scopo del proprietario coincide con il fine dell’azienda?

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    1. No, i due scopi non coincidono. Infatti lo scopo del proprietario consiste nel conseguimento di un profitto mentre quello dell'azienda con il soddisfacimento dei bisogni mediante la creazione di valore per l'azienda stessa.

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    3. Anche se secondo la corrente della "scuola di Chicago", l'unico scopo dell'azienda sarebbe quello di massimizzare il profitto per l'azionista. E quindi i due scopi si sovrapporrebbero

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    4. E' giusto quindi dire che gli azionisti sono proprietari del titolo azionario e non dell'azienda?

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    5. Se per azienda intendiamo "il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa" come testualmente recita l'art 2555 del Codice Civile, allora gli azionisti non sono proprietari dei beni dell'azienda ma sono proprietari del titolo azionario (titolo di credito che incorpora sia diritti economici come per esempio il diritto ai dividendi, sia diritti amministrativi, come ad esempio il diritto di voto e il diritto di partecipazione alle assemblee.)

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  25. Perché secondo la definizione da noi adottata l'azienda non è un sistema meccanico?

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    1. Secondo la nostra definizione l' azienda non é un sistema meccanico (un sistema perfettamente replicabile che definisce l' organizzazione produttività come l 'insieme di parti "il patrimonio") ma é un sistema organico composto non solo da parti ma anche da individui, tutti coloro che collaborano per lo svolgimento dell' attività produttiva, soggetti che esprimono principi e valori definendo così il carattere dell' azienda.

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  28. Se una sub-holding è sottoposta ad attività di direzione e coordinamento da parte della holding di primo livello, possiamo dire con certezza che il gruppo controllato da tale sub-holding non sia un gruppo di imprese?

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    1. Dipende..Se tra le unità produttive sottostanti la sub holding ce ne sono alcune (o anche solo una) che presentano le caratteristiche di aziendalità (visione sistemica, autonomia decisionale ed economicità), allora quel sotto-gruppo dovrebbe essere considerato un gruppo di aziende, altrimenti si resta nella fattispecie dell'impresa gruppo.

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    2. No, non possiamo affermare ciò soprattutto nella situazione nella quale le società controllate dalla subH presentino i caratteri di aziendalità e un fine non correlato a quello delle altre unità.

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  29. Se un gruppo presenta tre sistemi compiuti, ci saranno sicuramente anche tre aziende?

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    1. Dipende, è possibile che in un gruppo ci siano dei sistemi compiuti, quindi delle unità produttive che abbiano un fine specifico non correlato e che siano oggettivamente durevoli ma che non godano dell’autonomia decisionale al livello competitivo, pertanto non sono aziende. In questo caso ci saranno tre sistemi e un’azienda, che è il gruppo. Se un gruppo presenta tre sistemi compiuti solo nl caso in cui le unità possiedono tutti i caratteri dell’aziendalità ci saranno sicuramente anche tre aziende.

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    3. Ad esempio nel gruppo De Agostini possiamo individuare 3 sistemi compiuti perchè il fine specifico di De Agostini non si correla nè a quello di Lottomatica nè a quello di Toro Assicurazioni, inoltre Lottomatica e Toro Assicurazioni partecipano all'effetto sistema perchè nel caso di dismissione di una di queste due si genero effetti sulle altre economie del gruppo (infatti se Toro Assicurazioni genera flussi di cassa, questi vengono accentrati dalla tesoreria di gruppo e distribuito alle unità richiedenti, tra cui Lottomatica che necessita di liquidità perchè è in costante crescita). Quindi possiamo affermare che De Agostini, Lottomatica e Toro Assicurazioni sono sistemi compiuti ma per poterle qualificare anche come aziende è necessario che De Agostini lasci loro autonomia decisionale almeno a livello competitivo. Ma se De Agostini esercita su Lottomatica e Toro Assicurazioni attività di direzione e coordinamento e accentra le strategie competitive, possiamo dire che, nonostante ci siano 3 sistemi compiuti, il gruppo è composto da un'unica azienda.

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    4. Se questi tre sistemi compiuti sono anche autonomi dal punto di vista decisionale, allora possono essere ritenuti anche aziende.

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  30. Le unità a vitalità economica riflessa possono essere considerate sistemi compiuti?

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    1. Non possono essere considerate sistemi compiuti perchè la loro attività si giustifica per il fatto di dare un contributo ad altre unità del gruppo.

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    2. Se per SISTEMA COMPIUTO INTENDIAMO la capacità dell'unità produttiva di rialimentare nel tempo i suoi cicli produttivi (Ferrero 1968) allora, per far sì che le controllate che hanno una finalità non strumentale a quella di altre unità produttive facenti parte del gruppo siano considerabili dei sistemi compiuti, è necessario che esse dimostrino di essere economicamente autonome e, perciò, oggettivamente durevoli anche qualora il SE decida di abbandonarne la gestione. Ne deriva che, pur essendo efficaci ed efficienti, le unità del gruppo che sono prive di vitalità economica o che sono a vitalità economica riflessa non possono essere considerate sistemi compiuti.

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    3. Le unità a vitalità economica riflessa non possono essere ritenute sistemi compiuti perchè non sono oggettivamente durevoli.

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  32. perchè parlando di effetto sistema esso può essere visto come :2+2=5, 2+2=3, 2+2=4?

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    1. Nel primo caso l'effetto sistema porta più benefici di quanti ne porterebbero le aziende separatamente;parliamo quindi di effetto sistema positivo
      Nel secondo caso parliamo di un effetto sistema negativo;è un caso assolutamente possibile e in questo caso presumo sia doveroso dismettere le unità
      Nell 'ultimo caso il gruppo non produce alcun effetto sistema

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  33. perchè parlando di effetto sistema esso può essere visto come :2+2=5, 2+2=3, 2+2=4?

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    1. L'effetto sistema è la differenza tra il valore creato dall'aggregato e la somma dei valori che le singole parti che lo compongono, disgiuntamente considerate, sarebbero in grado di creare. Può essere positivo, nel caso 2+2=5 (in questo caso si creano ottime sinergie nel Gruppo), può essere negativo, nel caso 2+2=3,in questo caso non si creano buone sinergie nel Gruppo. Infine può essere nullo, nel caso 2+2=4, quando la capogruppo si limita a gestire le partecipazioni senza intervenire attivamente nella gestione delle controllate.

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  35. quale condizione bisogna rispettare affinchè si parli di creazione di valore?

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    1. La condizione è che il valore della produzione realizzata nell'arco di tempo di riferimento deve essere uguale al valore dei fattori consumati per alimentare la produzione(nell'arco di tempo di riferimento) più il nuovo valore creato dall'attività dell'organizzazione produttiva.

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  36. che andamento delle azioni ci sono nella slide 126?

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  38. Quanti tipi di sinergie secondo Ansoff si possono realizzare tra le unità del Gruppo?Fare almeno un esempio di quando si realizzano le sinergie tra le unità del Gruppo.

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    1. Secondo Ansoff si possono realizzare 4 tipologie di sinergie: di marketing, operative, degli investimenti e di management. Ad essi si aggiungono le sinergie finanziarie derivanti dalla gestione centralizzata della tesoreria di Gruppo.
      A titolo di esempio si può riportare il caso del Gruppo "Procter & Gamble" (ma anche Virgin) il quale sfrutta fortemente le sinergie di marketing relative ai canali di promozione e pubblicità che si vengono a creare tra le aziende che gestisce.
      Per quanto riguarda le sinergie operative e degli investimenti, possono essere citate quelle che si creano all'interno del gruppo FIAT nel quale le diverse unità beneficiano spesso della medesima tecnologia, dei medesimi impianti, macchinari, etc. al fine di sfruttare i vantaggi derivanti dalle economie di scala.
      Per quanto riguarda le sinergie di management ricordo (se non erro) di un caso che coinvolse il Gruppo Bialetti industrie nel quale, in breve, si verificò un problema relativo all'entrata in un nuovo mercato risolto attraverso lo sfruttamento del know-how accumulato negli anni precedenti.

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  39. -sinergie di marketing(sinergie riguardanti distribuzione e canali di vendita)
    -sinergie operative(utilizzazione in comune di macchinari per esempio)
    -sinergie degli investimenti(utilizzo in comune di scorte e magazzini)
    -sinergie di management

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  40. Quando possiamo affermare che ad un certo numero di aziende non corrisponde un uguale numero di unità produttive con distinta soggettività giuridica?

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    1. Quando quelle unità produttive con distinta soggettività giuridica non presentano, altresì, i (o anche solo uno) caratteri di aziendalità.
      La soggettività giuridica, infatti, non è sufficiente ai fini della nostra concezione di azienda. Si possono avere, ad esempio, delle unità produttive con soggettività giuridica propria ma che non presentano il carattere dell'autonomia decisionale almeno a livello competitivo.

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    2. In particolare è possibile avere, all'interno del medesimo aggregato, un numero di aziende maggiore rispetto al numero di unità produttive con distinta soggettività giuridica?

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    3. No, è impossibile proprio perché l'azienda è un'unità produttiva. Se ad esempio in un unico aggregato sono presenti 5 unità produttive, non potranno esserci 6 aziende ma al massimo 5. Ciò che può accadere è solamente il caso contrario, ovvero che il numero di unità produttive sia maggiore del numero di aziende per il motivo sopra descritto.

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  42. Un'unità di produzione che si occupa della funzione commerciale e di quella di distribuzione come può essere classificata in base all'oggetto specifico?

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    1. Premettendo che la distribuzione fa parte della funzione commerciale, in base all'oggetto specifico tale unità risulta essere un' unità di produzione per il mercato in quanto la funzione commerciale riguarda i rapporti di scambio tra l‟azienda e i relativi mercati di sbocco.

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    2. Dipende molto dalla configurazione organizzativa della società di riferimento.
      Supponendo di esaminare un gruppo che si articola in forma verticale, nel quale ciascuna funzione è strettamente correlata alle altre (caso Geox), è possibile affermare che le suddette unità commerciali abbiamo come oggetto specifico la vendita del bene prodotto dalle unità addette alla fase di produzione. Esse svolgono, pertanto, un servizio a favore del gruppo e per il gruppo. ovviamente anche il fine specifico va considerato come in funzione dell'economicità di gruppo in quanto le suddette unità sono centri di ricavi e non anche di profitto per il gruppo.

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  43. E' possibile che un'unità abbia il fine specifico di operare in funzione dell'economicità del gruppo nonostante venga classificata come unità di produzione per il mercato?

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    1. Si, perché sia le unità che producono per il mercato sia quelle che producono per il gruppo possono avere come fine quello di operare in funzione dell'economicità del gruppo.

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  45. Quando una società controllata può essere considerata sistema compiuto?

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    1. Quando la controllata rispetta questi due requisiti:
      1) Quando la controllata abbia fine specifico che non si correli con quello di altre unità del gruppo (in caso contrario avremmo un sub sistema che insieme ad altri partecipa alla realizzazione di un fine comune.
      2) Deve essere oggettivamente durevole, ovvero di sopravvivere a prescindere dall'appartenenza al gruppo.

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